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Genetica e Ambiente nello Sviluppo della Personalità

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Ulisse Mariani

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Genetica e ambiente si influenzano reciprocamente: la prima crea le condizioni affinchè si verifichino delle opportunità di sviluppo, ma la direzione di queste è data dalle influenze dell’ambiente, prime tra tutte quelle costituite dalle cure dei genitori.


Sviluppo della Personalità e Prime Esperienze di Interazione Emotiva

Molti studi rilevano che l’alta produzione di cortisolo nell’età infantile rende il soggetto più vulnerabile a condotte devianti o patologiche in età adulta. Bambini cresciuti negli istituti e deprivati emotivamente, quindi con forti e prolungati livelli di stress, rivelano molto spesso deficit cognitivi, sociali e affettivi: l’abbandono emotivo ed affettivo sarebbe il principale fattore precipitante.

Le prime esperienze sociali e di interazione affettiva ed emotiva rappresentano dunque un ruolo significativo nel determinare lo sviluppo della personalità dell’individuo a prescindere dalle opportunità che offre il codice genetico.

Finestre di Apprendimento o di Opportunità per lo Sviluppo delle Competenze

Altre competenze hanno invece bisogno di tempi determinati per svilupparsi: si parla infatti di finestre di apprendimento o di opportunità, periodi sensibili prestabiliti entro i quali una competenza può svilupparsi oppure dissolversi, risultando poi molto difficile un recupero. Una di queste competenze è il linguaggio: se non si sviluppa appieno entro 48 mesi, il bambino mostrerà grandi difficoltà nella lettura e nella comprensione. Solo ultimamente si è scoperto che nell’adolescenza possono aprirsi ulteriori finestre di opportunità.

I Talenti Hanno Bisogno dell’Ambiente per Potersi Esprimere

Anche per i talenti (complesso di alte doti intellettive, rilevanti competenze fisiche, ingegno acuto) genetica e ambiente interagiscono: il DNA può offrire grandi opportunità, ma, se non incontra un terreno fertile e stimolante, quelle potenzialità non si potranno mai esprimere né realizzare. Se Mozart non fosse nato in una famiglia di musicisti, con molta probabilità non avrebbe mai toccato un clavicembalo e se Maradona non fosse nato in Argentina, paese fortemente attaccato al calcio come aspetto valoriale, non sarebbe mai diventato il miglior calciatore del mondo.

Ecco dunque come interagiscono genetica e ambiente: incontro, a volte casualità, ma anche sforzo, desiderio, resilienza. Su tutto comunque l’educazione, intesa come l’insieme di atti finalizzati a sostenere il bambino nella sua affascinante avventura della vita, appare l’aspetto determinante.
Non possiamo prevedere talenti, ma promuovere benessere sì, offrendo contesti ottimali di crescita.

I Comportamenti si Ereditano?

C’è poi una gran confusione circa l’ereditarietà di taluni comportamenti. Si crede che molte malattie mentali, come la schizofrenia, o condotte inadeguate, come la dipendenza da alcool, o semplicemente risposte caratteristiche, comportamenti e stili di vita particolari siano a trasmissione genetica poiché genitori e figli presentano forti correlazioni.

In realtà, se è pur vero che alcuni geni possono presentare una vulnerabilità a quella patologia o una predisposizione a quel tratto comportamentale, l’ambiente in cui si vive determina la direzione di quella condotta, solo apparentemente ereditata. Un bambino con genitori alcolisti vivrà in un ambiente fortemente caratterizzato da stimoli e stili di vita pregnanti che potrebbero incidere sulle sue future scelte circa il bere; un figlio con genitori molto riservati, impacciati e socialmente ritirati svilupperà condotte simili in virtù di un apprendimento continuo circa questo stile di vita.

Gli Eventi Ambientali Possono Modificare il Genoma

La scienza che studia l’influenza dell’ambiente, in tutte le sue componenti, sull’espressione dei geni si chiama epigenetica.
L’epigenetica si riferisce a tutte quelle modifiche rilevanti del genoma che non comportano cambiamenti nella sequenza del DNA. Queste modifiche (determinate dall’attività chimica che regola la trascrizione del genoma) possono essere avviate da segnali ed eventi ambientali pregnanti.

Tali stimoli di natura ambientale possono modificare direttamente l’espressione di alcuni geni, attivandoli o disattivandoli, portando a cambiamenti neurali, produzione di enzimi e a modificazioni sostanziali dello sviluppo del sistema nervoso così come di altre cellule.

Modificazioni epigenetiche possono avvenire normalmente nel corso della vita e possono verificarsi in risposta a particolari e continui stimoli, in periodi definiti (finestre di opportunità) e soprattutto quando il cervello è più plastico, prevalentemente cioè in età precoce.

Molti studi clinici indicano infatti che le condizioni avverse subite nei primi anni di vita possono avere un grave impatto sul cervello in via di sviluppo e aumentare la vulnerabilità a diversi disturbi, soprattutto quelli riguardanti l’umore. Durante la prima parte della vita il cervello mostra un’elevata plasticità, consentendo agli stimoli ambientali ed educativi di alterare e modificare le traiettorie dei circuiti neurali in rapido sviluppo.

Le avversità subite nei primi anni di vita sono in grado di modellare la maturazione delle vie e dei centri di regolazione dello stress alla base delle funzioni emotive e delle risposte endocrine allo stress (il sistema ipotalamo-ipofisi-surrene); tale situazione può portare a una abnorme reattività allo stress alterata di lunga durata, protraendosi fino all’età adulta.

Genetica ed Ambiente: Conclusioni

I meccanismi epigenetici mediano dunque il dialogo tra geni ed ambiente. Capire come gli effetti precoci delle situazioni educative possono plasmare il cervello dei bambini attraverso questi meccanismi si rivela un orizzonte di ricerca molto importante soprattutto in chiave di prevenzione. Didemo.it offre corsi online, realizzati dal nostro team, per docenti, genitori ed educatori sulla Didattica delle emozioni® e sull’Educazione emotiva.

I meccanismi epigenetici mediano dunque il dialogo tra geni ed ambiente. Capire come gli effetti precoci delle situazioni educative possono plasmare il cervello dei bambini attraverso questi meccanismi si rivela un orizzonte di ricerca molto importante soprattutto in chiave di prevenzione.