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Educazione Emotiva: Che Cosa è?

Foto di Rosanna Schiralli, psicologa, psicoterapeuta, autrice, formatrice, ricercatrice
Rosanna Schiralli
Educazione Emotiva

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I più avanzati studi del settore affermano oggi che l’Educazione Emotiva costituisce un vero e proprio vaccino, potente e duraturo, per far star bene i bambini e i giovanissimi e per dotarli dei migliori anticorpi psicologici per cavarsela nella vita, evitando quei pericoli che, soprattutto nell’adolescenza, possono diventare insidiosi.
Di cosa si tratta, più precisamente? Qual è la sua storia ed i suoi principi?

La Storia dell’Educazione Emotiva

L’Educazione Emotiva ha una storia abbastanza recente.

Anni ’90: Daniel Goleman Sottolinea l’Importanza del Mondo Emotivo della Persona

Daniel Goleman e l’Intelligenza Emotiva

A partire dagli anni novanta, Daniel Goleman, ricercatore americano e professore di psicologia all’Università di Harvard, inizia a sostenere con forza l’importanza dell’esistenza di un mondo emotivo interno, affermando che la salvaguardia e la rivalutazione di tale dimensione costituisce l’unica strada percorribile per contrastare la crescente disconnessione tra gli esseri umani.

Con i suoi studi e soprattutto con le sue fortunate pubblicazioni sull’argomento, Goleman ha tentato di arginare lo straripante potere riduttivo di un pragmatismo sempre più mediato dalla tecnologia digitale.

Intuendo il pericolo di una eccessiva frammentazione dei rapporti umani e di un inesorabile abbattimento delle relazioni in famiglia, a scuola e negli ambienti di lavoro, Goleman traghettò al centro della notorietà il concetto di Intelligenza Emotiva, ottenendo uno strepitoso successo in tutto il mondo, al punto da essere ricevuto perfino dal Dalai Lama.

La Riscoperta del Valore dell’Empatia

Da quegli anni ogni ambito scientifico sviluppò un atteggiamento culturale più favorevole alle emozioni e più rispettoso del concetto di empatia.
Le scienze psicologiche avevano in realtà trascurato per troppo tempo la dimensione emotiva delle persone e fino ad allora pochi ricercatori avevano posto al centro del loro interesse l’empatia come funzione di profonda ed intensa relazione tra gli esseri umani.
La sfera emotiva era per lo più trattata in modo meccanicistico, relegandola ora ai margini delle dinamiche intrapsichiche, ora ad un prodotto poco rilevante considerandola subalterna ai processi cognitivi e ad altre variabili come la percezione, la motivazione e le molteplici funzioni del pensiero.

L’Intelligenza Emotiva come Risposta alla Frammentazione dei Rapporti Umani

Mentre la società nordamericana prima e quella europea poco più tardi iniziavano a percepire pesantemente un inedito malessere causato in prevalenza dalla rarefazione e dalla frammentazione dei rapporti umani e da una diffusa incomunicabilità, Goleman formulò i principi dell’Intelligenza Emotiva: un insieme di competenze empatiche, relazionali e di rispecchiamento reciproco in grado di creare un clima di profonda condivisione e cooperazione tra le persone.

Dagli Anni ’90 gli Studi Dimostrano che la Gestione delle Emozioni è sinonimo di Benessere

Dagli anni novanta in poi numerosi ricercatori di diverse parti del mondo e con diverse metodologie iniziarono studi destinati a convergere su un’unica realtà: la conoscenza, l’individuazione, la modulazione e la gestione delle proprie emozioni costituisce per ogni soggetto il miglior fattore di protezione e di sviluppo foriero di autonomia, autoefficacia, autostima, capacità relazionali e quindi di benessere.

Nel 1992 la Scoperta dei Neuroni Specchio: la Base Biologica dell’Empatia

Giacomo Rizzolatti Neuroscienziato italiano il cui nome è lagato alla scoperta dei neuroni specchio

In Italia, nel 1992, il team del prof. Rizzolatti scoprì inoltre i neuroni specchio, la base biologica dell’empatia.

I neuroni specchio (neuroni motori ultra specializzati) si attivano non solo quando un soggetto compie un’azione, ma anche quando vede compiere un’azione: è come se ognuno di noi fosse provvisto di un simulatore interno che gli consente di sentire quello che fa un nostro simile, percependone sensazioni, emozioni e intenzioni.

Questi neuroni, insieme ad altre strutture neurofisiologiche del cervello, costituiscono probabilmente la base dell’empatia, competenza posseduta da noi esseri umani per sentire in tempo reale quello che l’altro sta sentendo. Ma la cosa più straordinaria è che questa competenza la possiedono anche i bambini, probabilmente fin dal quarto mese di vita.

Attraverso i neuroni specchio i bambini, fin da neonati, riescono a cogliere le variazioni degli stati d’animo, delle emozioni di chi li circonda.

La scoperta è davvero rivoluzionaria, paragonabile alla scoperta in biologia del DNA. I bambini, fin da piccolissimi, riescono cioè a percepire l’intenzione degli adulti di riferimento, essendo in grado di sintonizzarsi con gli stati d’animo, con le emozioni e con le sensazioni di chi li accudisce e si prende cura di loro.

Durante la crescita tali competenze possono svilupparsi o meno in base alla qualità dell’interazione tra genitori e figli (l’incontro tra l’attaccamento e l’accudimento è cruciale per lo sviluppo di ogni futuro itinerario di vita).

Dall’Intelligenza Emotiva all’Educazione Emotiva

Una delle tecniche validate della Didattica delle Emozioni® per bambini della scuola primaria

In breve tempo si è dunque passati dal concetto di Intelligenza Emotiva a quello più utile e pratico di Educazione Emotiva. In ambito scolastico è stato successivamente elaborato, sviluppato e validato scientificamente nel 2021 il metodo della Didattica delle Emozioni®: un format educativo appositamente studiato per essere utilizzato dai docenti nelle scuole con alunni da tre a sedici anni. La piattaforma Didemo.it offre corsi online per scuole, docenti, genitori, educatori che vogliono formarsi per utilizzare questo nuovo format educativo.

L’Educazione Emotiva non è un vademecum del buon educatore né consiste in particolari istruzioni da seguire passo passo. Si tratta fondamentalmente di attivare e promuovere con i bambini, il più precocemente possibile, una buona sintonia, affinché riescano a sentire che noi adulti sentiamo quanto loro sentono in quel momento, e un rispecchiamento il più fedele possibile, delle emozioni che esprimono i figli, gli alunni, i bambini o gli adolescenti.

L’Essenza dell’Educazione Emotiva: Attivare la Sintonia, Rispecchiare le Emozioni, Stabilire Regole

Che Cos’è la Sintonia Emotiva? Come si Realizza?

È necessario sintonizzarsi con i propri figli fin da quando sono piccolissimi; è necessario cioé intuirne, capirne i bisogni profondi.

I bambini, fin dai primi mesi di vita, costruiscono la propria identità regolandosi sugli stati mentali e sulle sensazioni degli adulti: per loro la mente della mamma e la mente del papà costituiscono gli unici specchi di riferimento.
Se per qualche problema tali specchi (gli stati d’animo degli adulti di riferimento) risultano inaccessibili, distorti e misteriosi, per il bambino diventa difficile costituire un valido baricentro attorno cui sviluppare una identità solida e continua.

La possibilità di chiarire è preclusa ad un bambino piccolo: se i vostri pensieri sono spesso inaccessibili, se il vostro umore è costantemente orientato su altro, lui , il bambino, percepirà soltanto l’esclusione e poiché voi siete l’unico mondo possibile, con molta probabilità si sentirà escluso dalla vita e dall’esistenza: immaginate quanta angoscia!

Qualora un bambino sia costretto a rimanere per lunghi periodi in una situazione tale da ricercare invano o con estrema difficoltà una valida sintonia o un possibile rispecchiamento, può a poco a poco disorganizzarsi con pesanti ricadute sullo sviluppo e sulla sua vita futura. Il cervello dei bambini, ma anche quello degli adolescenti, può svilupparsi in modo difettuale con diminuzione dei volumi di alcuni centri nervosi e con decremento di importanti integrazioni tra i neuroni della corteccia cerebrale e altri nuclei.

I bambini, per sviluppare appieno la propria personalità, necessitano, quindi, di realizzare una buona sintonia con gli adulti che li circondano, affinché possano serenamente e chiaramente sentire che gli altri sentono quanto loro stanno percependo.

Cosa Significa Rispecchiare le Emozioni?

Rispecchiare le emozioni dell’altro significa:

  1. percepire con buona approssimazione quello che l’altro sente;
  2. far capire che state sentendo con interesse e attenzione quello che l’altro sta sentendo;
  3. offrire accoglienza e indicazioni utili (con tanto di regole, contenimento se necessario, autorevolezza)

Regole, Contenimento e Autorevolezza

Oggi sappiamo dalle neuroscienze e dalle ultime scoperte scientifiche come reagisce il cervello di un bambino all’atteggiamento educativo dell’adulto. Sono scoperte straordinarie che confermano l’indispensabilità delle regole, ovviamente unite alla condivisione emotiva ed al rispecchiamento.

Non tutti sanno, infatti, che il cervello di un bambino che sin da piccolo, appena nato, riceve limiti (che diventeranno poi regole e confini) oltre che rispecchiamento, accoglienza ed empatia, è un cervello che funziona: ha più attivi i neuroni parietali che sono connessi alla produzione delle sostanze della calma, del benessere, della concentrazione (ossitocina, serotonina, …).

I bambini che non ricevono questo tipo di educazione, crescendo senza regole, contenimento né rispecchiamento, hanno più attivi i neuroni frontali. Ciò significa che hanno difficoltà nel superare anche piccole frustrazioni, che sono spesso arrabbiati e capricciosi, che mancano di concentrazione. È importante tenere sempre presente, quindi, che le regole fanno bene al cervello.

L’Educazione Emotiva Trasforma le Pulsioni in Emozioni

L’Educazione Emotiva, infatti, viene definita Emotiva in quanto è finalizzata prevalentemente alla trasformazione delle pulsioni e degli atteggiamenti istintivi in emozioni e stati d’animo più adeguati allo sviluppo di condotte evolutive, adattive e quindi mature.

Inoltre, le relazioni educative basate su queste specifiche modalità di interazione, a differenza di quelle basate su strilli, condanne, bracci di ferro interminabili, liti, scontri ed altro ancora, tengono nel tempo.
I bambini tenderanno cioè a sedimentare gli insegnamenti con più facilità facendoli propri. La percezione dei confini posti con autorevolezza dagli adulti e i rispecchiamenti prodotti dalla disponibilità consentiranno ai bambini e ai ragazzi di moderare gradualmente l’intensità delle pulsioni, dei capricci, delle richieste eccessive o fuori luogo, stabilizzando nel loro cervello un efficace e duraturo sistema chimico antiansia, antistress e soprattutto più evoluto.

Conclusioni

Una buona educazione emotiva appare quindi il miglior rapporto da instaurare con i bambini, per renderli competenti, efficaci, autonomi, sicuri e in grado di affrontare con successo le inevitabili asperità della vita.

In questa prospettiva si configura come uno strumento che, utilizzato con convinzione e soprattutto con continuità, può favorire nei figli una migliore architettura del cervello, sviluppando empatia, una migliore gestione del proprio mondo emotivo, sistemi di controllo più efficaci e adattivi.

Le esperienze educative acquisite saranno in grado di promuovere nei bambini e nei giovani i migliori fattori di protezione ed i più efficaci antidoti per contrastare il malessere, il disagio e gli eventuali pericoli che si troveranno ad affrontare durante la crescita.
Questa è l’Educazione Emotiva.
Questo è il suo valore di vaccino e di antidoto.

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